lunedì 25 aprile 2011

La finestra dei sogni. -Emilia-

Quella sera Emilia era tornata da un lungo viaggio. Un lungo, caldo e appiccicoso viaggio.

Purtroppo la giornata lavorativa l'aveva portata molto lontana da casa e come se non fosse abbastanza la macchina quella mattina l'aveva lasciata a piedi. "Nulla di male" pensò la giovane ragazza pronta a tutto pur di dimostrare a sè stessa e ai suoi genitori che il suo paesino della bassa pianura lombarda fosse ancora un posto in cui valeva la pena vivere. "Non mi farò scappare questo cliente per niente al mondo!" Ebbene sì, era il cliente della svolta. Una di quelle opportunità che forse non le sarebbero mai più capitate. Forse l'occasione di poter aspirare finalmente a qualcosa di migliore del solito contratto a progetto, o della collaborazione legata ai risultati. Sebbene il suo sforzo si rivelò essere fruttuoso, quello che la nostra amica sembrò apprezzare di più della giornata fu il viaggio in treno che il forfait della sua vecchia auto la costrinse ad intraprendere.

Un viaggio lungo un paio d'ore attraverso la verde valle del Po, con tutti quei colori che abbozzavano nella mente le migliaia di odori diversi che da bambina sperimentava nelle lunghe passeggiate in bicicletta con il nonno. Odori che nella sua mente si mischiano a quelli meno gradevoli del sudore dei numerosi pendolari che ogni giorno salgono sui vecchi treni per recarsi a lavoro: operai, impiegati, venditori ambulanti, infermiere... tutti a formare un mondo a sè stante che cambia colori, odori e umori tra una fermata e l'altra. Davanti a lei una visione di un anziano signore dell'Asia meridionale, un pakistano? O forse un indiano? O magari viene dal Bangladesh... poco importa in realtà ad Emilia che quella sera entusiasta e stravolta dalla sua giornata di lavoro non aspettava altro che raggiungere la sua piccola casa nella pianura, un sorriso stampato in volto. "Mi permetta di chiederle che cosa la rende così felice" esordì l'anziano signore in un italiano a tratti stentato. Imbarazzata Emilia abozza una risposta "So che non è proprio la cosa più interessante da raccontare, ma ho avuto un'ottima giornata a lavoro" il suo sguardo si sofferma sul verde e il giallo dei campi "E poi era molto che non prendevo un treno, sa i colori della natura sono sempre così speciali, così vivi in primavera...". Ma l'attenzione della donna si spostò improvvisamente su un fagottino che l'uomo teneva in grembo. Lo serbava come un tesoro raro. Accortosi dell'interessa di Emilia, l'indiano (o da dove diamine venisse quell'individuo) le porse il pacchettino. "Non sapevo ancora se fossì proprio tu la destinataria di questo pacco" una pausa per sorridere alla fanciulla "ma ora ne sono certo. Il tuo animo gentile è di sicuro quello adatto a questo dono". Emilia, sbalordita e un po' frastornata, riuscì solo a balbettare un "grazie" senza troppa convinzione. Non riuscì a dire altro poichè il treno si fermò e l'anziano signore si congedò molto educatamente per scendere lasciandola sola di fronte a quel pacchettino.

Lo stesso che ora si accingeva a posare accanto al comodino della finestra per fissarlo con sguardo interrogativo. Proprio in quell'istante il telefono squillò...

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